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venerdì 12 luglio 2019

COMUNICATO DEL PRESIDENTE SANDRO MUSSO

Un sogno durato 10 anni, un amore che resterà all'infinito. Un’avventura affrontata insieme a tante persone appassionate, ricca di sentimenti, di emozioni e di imprese sportive che niente e nessuno potranno cancellare.
I grandi amori spesso nascono per caso. Sovente la scintilla che accende la passione arriva da avvenimenti in apparenza banali. Banali potrebbero sembrare due ragazzini che giocano a pallone nella squadra del paese, banali le loro scarpe da calcio spazzolate e impomatate, banali le loro magliette bianche e azzurre. E invece quei colori - il bianco e l'azzurro - sono diventati progressivamente, nel corso di questi dieci anni, i colori di ogni mia alba e di ogni mio tramonto.
I ragazzini che giocavano a pallone erano mio figlio Andrea e il suo amico Alberto. È così che mi sono avvicinato al Rezzato calcio:  da genitore prima che da dirigente, certo oggi come allora che il calcio aggreghi, unisca per trasformarsi in un collante straordinario di relazioni, da  sempre convinto che la passione sia denominatore comune a tutti coloro che amano questo sport meraviglioso.
Di quegli anni da neofita ricordo come uomini esperti e navigati cercassero di spiegarmi le regole non scritte del calcio dilettantistico che difficilmente possono essere stravolte.
Ricordo le tante ore passate a parlare della storia del calcio Rezzato con i dirigenti storici del club che mi trasmettevano l’amore incondizionato verso i colori bianco-azzurri.
Il mio amore per il Rezzato è cresciuto di giorno in giorno, mentre cresceva la squadra e cresceva la società, nei valori e nei risultati.
Dal 2009 al 2013 giocammo con ottimi risultati quattro campionati di Promozione. In quel periodo ci  concentrammo molto sulla Scuola Calcio e sul Settore Giovanile che, nonostante la carenza di strutture, si sviluppava per dimensione e qualità.
Fin dall'inizio ho coinvolto in questa avventura straordinaria la mia famiglia, che mai si è opposta, mai si è rivelata in antitesi con la mia passione: al contrario, è sempre stata al mio fianco.
Ho, da sempre, una visione singolare della vita. Ho sempre guardato alla contemporaneità cercando di cogliere le opportunità offerte da libertà e bellezza provando gioia nel condividerle e nel comunicarle anche agli altri.
Appartiene ai primi anni dell’esperienza rezzatese la nascita della Club House del Rezzato Calcio: prese vita con la ristrutturazione  degli immobili presenti con costi da noi personalmente sostenuti interamente, con lo specifico intervento sulla vecchia area spogliatoi di via De Gasperi. Uno spazio per trascorrere momenti di svago e di confronti  anche extracalcistici, messo a disposizione di associati, tesserati e amici del club. Il buon esito dell'iniziativa ci spinse poi a replicare la stessa, ma con la costruzione di una seconda Club House dedicata e destinata prevalentemente ai bambini e ai ragazzi del settore giovanile, e nobilitata attraverso l’organizzazione di incontri dai contenuti artistici fra i nostri giovani e i rappresentanti della Pinac di Rezzato, grazie alla gentile disponibilità della direttrice Elena Pasetti e della professoressa Mariella Foresti.
E' di quegli anni la voglia di lasciare il segno organizzando serate di presentazione del nostro club  all'insegna della musica, del ballo, della recitazione, coinvolgendo sempre più il settore giovanile, consapevoli che il calcio a questi livelli non deve mai trascurare la valenza sociale e formativa. Quelle serate divennero veri e propri eventi progettati e curati in ogni dettaglio. La valenza sociale del nostro club, l’attenzione verso il settore giovanile e il territorio mi spinsero in un secondo momento a coinvolgere nell’organigramma un dirigente di grande valore e sensibilità umana come Paolo Sebastianelli, che oggi è con merito il Presidente del Settore Giovanile stesso.
In quegli anni declinammo la presidenza del club  al femminile, ottenendo  la  disponibilità di un’apprezzata professionista come Ombretta Filippini, mentre affidammo la panchina della 1ª squadra a Giuseppe Filisetti. Al suo fianco  volemmo Armando “Ragno” Franceschini, esemplare motivatore del gruppo, e Roberto Filippini, classico esempio del "buon padre di famiglia" oltre che profondo conoscitore di calcio.
In campo c'erano ragazzi come il capitano Mauro Moreschi, autentico condottiero del gruppo fuori e dentro il terreno di gioco. C’erano l’istrionico Daniele Frassine (genio e sregolatezza), Adriano Rossini (massima espressione di serietà e concretezza), Roberto Pietta (ragazzo dai grandi valori sportivi ed umani), Marco Zenocchini (sempre esempio di serietà e stile).
Nel 2013-2014 arrivò il primo successo: la vittoria nel campionato di Promozione con il record di punti. Riuscimmo  inoltre a conseguire la finale di Coppa Italia di categoria, perdendola sfortunatamente ai calci di rigore. Una squadra entrata di diritto nella storia del Rezzato Calcio, una squadra che mi ha permesso di conoscere e apprezzare, fra gli altri, giocatori come Guido Bertoni, Federico Fogliata, Jacopo Francini, Marco Serio, Marco Mattei, Mattia Altobelli, insieme a ragazzi - lo ricordo con immenso orgoglio - usciti dal nostro settore giovanile: i fratelli Cama, Pietro Barbieri, Davide Di Marzio, Nicholas Perugini, Gianluca Scaroni, Dario Merighetti, Pierpaolo Salvatore, Andrea Frassine e  Alberto Mossini.
L’impegno prosegue, con tre anni di “Eccellenza”. Il primo anno lo considerammo di ambientamento alla categoria. Il secondo campionato si chiuse con un brillante piazzamento d’onore (arrivammo secondi) e con la semifinale playoff, sotto la guida di Ivan Pelati, mister competente, dotato di tenacia e determinazione. Al terzo tentativo il trionfo: la vittoria firmata da un grande condottiero come Andrea Quaresmini, ottenuta con 5 giornate di anticipo sulla fine del torneo. Al suo fianco c’erano i fedelissimi e preziosi Angelo Papetti e Franchino Bertoloni.  Un successo firmato anche da un giovane Direttore Sportivo, Andrea Braghini, che già da due anni era entrato a far parte della famiglia rezzatese. Un successo che porta i nomi, soprattutto, di giocatori superlativi come Stefano Ragnoli, Simone Fantoni, Stefano Fusari, Stefano Lorenzi, Vinvent Lleshaj, Mattia Zagari, Papa Dadson, Luca Maccabiti, Marco Filippini, Mario Colonetti, PaoloTrilli. Ma anche di giovani risorse quali Gianandrea Masperi, Nermin Silajdzija, Jacopo Leonardi, Nicholas Perugini, Pietro Barbieri, Mame Ndiaye, Davide Daeder, Paolo Bodei.
Le passioni si condividono. È di quegli anni il coinvolgimento nel Rezzato Calcio di Serafino Di Loreto. Il suo pragmatismo e il mio romanticismo che mettemmo sul piatto per far crescere il Rezzato Calcio secondo un progetto che profumava di eresia calato in un mondo, quello del calcio, troppo spesso arido e soggetto ai cliché, comunque legato a stereotipi incrostati. Ero consapevole che col mio modo di vivere il calcio, lo stesso in fondo con il quale affronto la vita, mi sarei esposto a livello mediatico. In pochi, forse, hanno compreso che il mio progetto - con l'ambizione mai nascosta  anche di raggiungere la serie C il prima possibile - partiva da un presupposto chiaro: non disperdere energie, non da ultime quelle finanziarie, ma cercare di approdare velocemente a una categoria che potesse restituirci soddisfazioni attraverso una sorta di autofinanziamento che poggiasse anche sulla valorizzazione dei giovani. Un’equazione in fondo semplice: puntare su giocatori esperti e collaudati, su professionisti del pallone, per provare a vincere il campionato di serie D per poi lasciare spazio a giovani da valorizzare nella eventuale nuova categoria professionistica. Affrontare la serie D con obiettivi importanti si rivelò, all’atto pratico, fortemente dispendioso e impegnativo.
Ora, una sola squadra accede alla categoria superiore e ci siamo dovuti confrontare con realtà calcistiche dal peso sociale, culturale e sportivo di fronte al quale la nostra amata Rezzato non era che un piccolo puntino sulla carta geografica vicino alla città di Brescia.
Il restyling dello stadio di via Milano avviene grazie all’importante contributo economico sostenuto da Serafino Di Loreto messosi  a disposizione nella convinzione che quanti hanno disponibilità economiche debbano sempre tenere conto della collettività e dei suoi bisogni. Un principio che abbiamo poi applicato anche nella gestione dei biglietti delle partite: i residenti Rezzatesi e bresciani non hanno mai pagato il biglietto per l’ingresso allo stadio.
La struttura societaria intanto si rafforzava notevolmente integrando la collaborazione e le competenze di professionisti come Matteo Togni e Pamela Nardin che hanno contribuito all’accrescimento professionale del club. Anche grazie a loro, insieme ad Andrea Braghini, abbiamo allestito squadre competitive per affrontare i campionati di serie D. Campionati durante i quali abbiamo avuto l’onore di collaborare con professionisti del calibro di Emanuele Filippini, Mauro Citi, Luca Prina e instaurato un rapporto  di stima reciproca con  un  campione del mondo come Alberto Gilardino. Ho condiviso il mio tempo e la mia avventura  con persone ”speciali”, che  hanno dimostrato cuore e passione, come Piero e Simone Raccagni, “Spillo Altobelli”, Piero Trainini, Ciro Corradini, Livia Barbieri, Ettore Pezzotti, Angelo Papetti, Giovanni Silvestri, Leonardo Angossini, Domenico Pisciali, Giovanni Ventura, Giuseppe Ventura, Gregorio Nucera, Stefano Casari, Riccardo Ferrari. 
In serie D abbiamo ottenuto  brillanti risultati sportivi. Il primo anno chiudemmo al 2º posto alle spalle e ad un solo punto dalla Pro Patria. Quindi il 4º posto di quest'anno dietro Como, Mantova e Pro Sesto. Non ho citato a caso le squadre che in questi anni si sono piazzate davanti a noi: compagini che hanno conosciuto il palcoscenico della serie A, che da sempre sono nell'élite del calcio nazionale, espressione di città e collettività  prestigiose ed economicamente forti. Il Rezzato Calcio se l'è sempre giocata alla pari e a testa alta con tutti con la radicata consapevolezza di non essere inferiore a nessuno. Ci siamo regalati e abbiamo regalato ai nostri appassionati sostenitori, momenti magici ed elettrizzanti: ho davanti a me, con orgoglio, gli sguardi compiaciuti di persone come Pierino Sandrini, Aldo Mussetti, Nando Merighetti, Dino e Cesare Zangani, Antonio Marchina, Luciano Catini, Piero Galli, Beppe Filippini, Gianni Spranzi, Paolo Milani, Natale Gozio, Fausto Contessa, Giuliano Alberti gente che ha il Rezzato nel proprio dna ed è sempre pronta a gioire delle imprese del club.
Sono stati anni importanti, di sogni e di speranze riposti anche nella promozione in serie C che abbiamo continuato a coltivare nonostante la realtà ci dicesse che poi avremmo dovuto fare i conti con uno stadio non omologabile per la nuova eventuale categoria, se non con sforzi economici giganteschi. Abbiamo continuato a sognare anche quando attorno a noi non c'erano altri disposti a condividere il nostro sogno… la nostra “follia”.
Mi sono chiesto dove davvero potessimo arrivare, cercando di non sognare troppo, cercando  di restare con i piedi ancorati a terra consapevole della fantastica cavalcata che in questi anni abbiamo compiuto.
Senza sogni non avremmo fatto tutto questo. Almeno per me, i sogni sono irrinunciabili come l’aria.
Questo mio atteggiamento verso la vita non mi impedisce tuttavia di prendere atto che le cose evolvono. Avevo ottenuto il massimo, rispetto a quanto potessi  dare, e  diventava giusto fermarsi: gli obiettivi avevano raggiunto l'apice e si era chiuso un ciclo.
Guardando indietro, resto travolto dagli affetti e dai sentimenti perché dieci anni sono un pezzo importante di vita. Dieci anni intensi, impegnativi, in certi momenti estremamente difficili, ma sempre carichi di emozioni e gratificazioni.
Credo di avere in questi ultimi due anni  cercato di creare le condizioni affinchè il Rezzato calcio potesse avere un ulteriore ciclo, un nuovo progetto. Ho pensato ad aggregazioni, fusioni, progetti innovativi, ma il tempo e le energie impiegate non hanno consentito di ottenere risultati concreti. Su questo fronte ho investito molto del mio tempo ad ascoltare una serie infinita di improbabili soggetti interessati in apparenza a rilevare il club. Soggetti rivelatisi costantemente millantatori in una finta logica di continuità.
Ecco perché sono più che mai convinto che il cerchio vada chiuso.
Ora, come in una staffetta, è giusto fare un passo di lato e passare il testimone a chi vorrà con serietà  ripartire con nuove idee, con nuovi progetti, con rinnovato entusiasmo e con una nuova società sportiva. La Comunità Rezzatese lo merita ed io, amici e sostenitori,   saremo i primi supporter di coloro che vorranno mettere in marcia il futuro convoglio Rezzato Calcio per  un percorso che possa essere foriero di nuove gioie, emozioni e nuovi sogni.
Abbraccio tutti con profondo affetto.
Sandro Musso