Un
sogno durato 10 anni, un amore che resterà all'infinito. Un’avventura
affrontata insieme a tante persone appassionate, ricca di sentimenti, di
emozioni e di imprese sportive che niente e nessuno potranno cancellare.
I
grandi amori spesso nascono per caso. Sovente la scintilla che accende la
passione arriva da avvenimenti in apparenza banali. Banali potrebbero sembrare
due ragazzini che giocano a pallone nella squadra del paese, banali le loro
scarpe da calcio spazzolate e impomatate, banali le loro magliette bianche e
azzurre. E invece quei colori - il bianco e l'azzurro - sono diventati
progressivamente, nel corso di questi dieci anni, i colori di ogni mia alba e
di ogni mio tramonto.
I
ragazzini che giocavano a pallone erano mio figlio Andrea e il suo amico
Alberto. È così che mi sono avvicinato al Rezzato calcio: da genitore prima che da dirigente, certo oggi
come allora che il calcio aggreghi, unisca per trasformarsi in un collante
straordinario di relazioni, da sempre convinto
che la passione sia denominatore comune a tutti coloro che amano questo sport
meraviglioso.
Di
quegli anni da neofita ricordo come uomini esperti e navigati cercassero di
spiegarmi le regole non scritte del calcio dilettantistico che difficilmente
possono essere stravolte.
Ricordo
le tante ore passate a parlare della storia del calcio Rezzato con i dirigenti
storici del club che mi trasmettevano l’amore incondizionato verso i colori
bianco-azzurri.
Il
mio amore per il Rezzato è cresciuto di giorno in giorno, mentre cresceva la
squadra e cresceva la società, nei valori e nei risultati.
Dal
2009 al 2013 giocammo con ottimi risultati quattro campionati di Promozione. In
quel periodo ci concentrammo molto sulla
Scuola Calcio e sul Settore Giovanile che, nonostante la carenza di strutture,
si sviluppava per dimensione e qualità.
Fin
dall'inizio ho coinvolto in questa avventura straordinaria la mia famiglia, che
mai si è opposta, mai si è rivelata in antitesi con la mia passione: al
contrario, è sempre stata al mio fianco.
Ho,
da sempre, una visione singolare della vita. Ho sempre guardato alla
contemporaneità cercando di cogliere le opportunità offerte da libertà e bellezza
provando gioia nel condividerle e nel comunicarle anche agli altri.
Appartiene
ai primi anni dell’esperienza rezzatese la nascita della Club House del Rezzato
Calcio: prese vita con la ristrutturazione degli immobili presenti con costi da noi personalmente
sostenuti interamente, con lo specifico intervento sulla vecchia area spogliatoi
di via De Gasperi. Uno spazio per trascorrere momenti di svago e di confronti anche extracalcistici, messo a disposizione di
associati, tesserati e amici del club. Il buon esito dell'iniziativa ci spinse
poi a replicare la stessa, ma con la costruzione di una seconda Club House
dedicata e destinata prevalentemente ai bambini e ai ragazzi del settore
giovanile, e nobilitata attraverso l’organizzazione di incontri dai contenuti
artistici fra i nostri giovani e i rappresentanti della Pinac di Rezzato,
grazie alla gentile disponibilità della direttrice Elena Pasetti e della
professoressa Mariella Foresti.
E'
di quegli anni la voglia di lasciare il segno organizzando serate di
presentazione del nostro club
all'insegna della musica, del ballo, della recitazione, coinvolgendo sempre
più il settore giovanile, consapevoli che il calcio a questi livelli non deve
mai trascurare la valenza sociale e formativa. Quelle serate divennero veri e
propri eventi progettati e curati in ogni dettaglio. La valenza sociale del
nostro club, l’attenzione verso il settore giovanile e il territorio mi
spinsero in un secondo momento a coinvolgere nell’organigramma un dirigente di
grande valore e sensibilità umana come Paolo Sebastianelli, che oggi è con
merito il Presidente del Settore Giovanile stesso.
In
quegli anni declinammo la presidenza del club
al femminile, ottenendo la disponibilità di un’apprezzata professionista
come Ombretta Filippini, mentre affidammo la panchina della 1ª squadra a
Giuseppe Filisetti. Al suo fianco volemmo Armando “Ragno” Franceschini,
esemplare motivatore del gruppo, e Roberto Filippini, classico esempio del
"buon padre di famiglia" oltre che profondo conoscitore di calcio.
In
campo c'erano ragazzi come il capitano Mauro Moreschi, autentico condottiero
del gruppo fuori e dentro il terreno di gioco. C’erano l’istrionico Daniele
Frassine (genio e sregolatezza), Adriano Rossini (massima espressione di
serietà e concretezza), Roberto Pietta (ragazzo dai grandi valori sportivi ed
umani), Marco Zenocchini (sempre esempio di serietà e stile).
Nel
2013-2014 arrivò il primo successo: la vittoria nel campionato di Promozione
con il record di punti. Riuscimmo inoltre a conseguire la finale di Coppa Italia
di categoria, perdendola sfortunatamente ai calci di rigore. Una squadra
entrata di diritto nella storia del Rezzato Calcio, una squadra che mi ha
permesso di conoscere e apprezzare, fra gli altri, giocatori come Guido Bertoni,
Federico Fogliata, Jacopo Francini, Marco Serio, Marco Mattei, Mattia
Altobelli, insieme a ragazzi - lo ricordo con immenso orgoglio - usciti dal
nostro settore giovanile: i fratelli Cama, Pietro Barbieri, Davide Di Marzio,
Nicholas Perugini, Gianluca Scaroni, Dario Merighetti, Pierpaolo Salvatore,
Andrea Frassine e Alberto Mossini.
L’impegno
prosegue, con tre anni di “Eccellenza”. Il primo anno lo considerammo di
ambientamento alla categoria. Il secondo campionato si chiuse con un brillante
piazzamento d’onore (arrivammo secondi) e con la semifinale playoff, sotto la
guida di Ivan Pelati, mister competente, dotato di tenacia e determinazione. Al
terzo tentativo il trionfo: la vittoria firmata da un grande condottiero come
Andrea Quaresmini, ottenuta con 5 giornate di anticipo sulla fine del torneo.
Al suo fianco c’erano i fedelissimi e preziosi Angelo Papetti e Franchino
Bertoloni. Un successo firmato anche da
un giovane Direttore Sportivo, Andrea Braghini, che già da due anni era entrato
a far parte della famiglia rezzatese. Un successo che porta i nomi,
soprattutto, di giocatori superlativi come Stefano Ragnoli, Simone Fantoni,
Stefano Fusari, Stefano Lorenzi, Vinvent Lleshaj, Mattia Zagari, Papa Dadson,
Luca Maccabiti, Marco Filippini, Mario Colonetti, PaoloTrilli. Ma anche di
giovani risorse quali Gianandrea Masperi, Nermin Silajdzija, Jacopo Leonardi,
Nicholas Perugini, Pietro Barbieri, Mame Ndiaye, Davide Daeder, Paolo Bodei.
Le
passioni si condividono. È di quegli anni il coinvolgimento nel Rezzato Calcio
di Serafino Di Loreto. Il suo pragmatismo e il mio romanticismo che mettemmo
sul piatto per far crescere il Rezzato Calcio secondo un progetto che profumava
di eresia calato in un mondo, quello del calcio, troppo spesso arido e soggetto
ai cliché, comunque legato a stereotipi incrostati. Ero consapevole che col mio
modo di vivere il calcio, lo stesso in fondo con il quale affronto la vita, mi
sarei esposto a livello mediatico. In pochi, forse, hanno compreso che il mio
progetto - con l'ambizione mai nascosta
anche di raggiungere la serie C il prima possibile - partiva da un
presupposto chiaro: non disperdere energie, non da ultime quelle finanziarie,
ma cercare di approdare velocemente a una categoria che potesse restituirci soddisfazioni
attraverso una sorta di autofinanziamento che poggiasse anche sulla
valorizzazione dei giovani. Un’equazione in fondo semplice: puntare su
giocatori esperti e collaudati, su professionisti del pallone, per provare a
vincere il campionato di serie D per poi lasciare spazio a giovani da
valorizzare nella eventuale nuova categoria professionistica. Affrontare la
serie D con obiettivi importanti si rivelò, all’atto pratico, fortemente
dispendioso e impegnativo.
Ora,
una sola squadra accede alla categoria superiore e ci siamo dovuti confrontare
con realtà calcistiche dal peso sociale, culturale e sportivo di fronte al
quale la nostra amata Rezzato non era che un piccolo puntino sulla carta
geografica vicino alla città di Brescia.
Il
restyling dello stadio di via Milano avviene grazie all’importante contributo
economico sostenuto da Serafino Di Loreto messosi a disposizione nella convinzione che quanti
hanno disponibilità economiche debbano sempre tenere conto della collettività e
dei suoi bisogni. Un principio che abbiamo poi applicato anche nella gestione
dei biglietti delle partite: i residenti Rezzatesi e bresciani non hanno mai
pagato il biglietto per l’ingresso allo stadio.
La
struttura societaria intanto si rafforzava notevolmente integrando la
collaborazione e le competenze di professionisti come Matteo Togni e Pamela
Nardin che hanno contribuito all’accrescimento professionale del club. Anche
grazie a loro, insieme ad Andrea Braghini, abbiamo allestito squadre
competitive per affrontare i campionati di serie D. Campionati durante i quali
abbiamo avuto l’onore di collaborare con professionisti del calibro di Emanuele
Filippini, Mauro Citi, Luca Prina e instaurato un rapporto di stima reciproca con un
campione del mondo come Alberto Gilardino. Ho condiviso il mio tempo e
la mia avventura con persone ”speciali”,
che hanno dimostrato cuore e passione,
come Piero e Simone Raccagni, “Spillo Altobelli”, Piero Trainini, Ciro
Corradini, Livia Barbieri, Ettore Pezzotti, Angelo Papetti, Giovanni Silvestri,
Leonardo Angossini, Domenico Pisciali, Giovanni Ventura, Giuseppe Ventura,
Gregorio Nucera, Stefano Casari, Riccardo Ferrari.
In
serie D abbiamo ottenuto brillanti
risultati sportivi. Il primo anno chiudemmo al 2º posto alle spalle e ad un
solo punto dalla Pro Patria. Quindi il 4º posto di quest'anno dietro Como,
Mantova e Pro Sesto. Non ho citato a caso le squadre che in questi anni si sono
piazzate davanti a noi: compagini che hanno conosciuto il palcoscenico della
serie A, che da sempre sono nell'élite del calcio nazionale, espressione di
città e collettività prestigiose ed
economicamente forti. Il Rezzato Calcio se l'è sempre giocata alla pari e a
testa alta con tutti con la radicata consapevolezza di non essere inferiore a nessuno.
Ci siamo regalati e abbiamo regalato ai nostri appassionati sostenitori,
momenti magici ed elettrizzanti: ho davanti a me, con orgoglio, gli sguardi
compiaciuti di persone come Pierino Sandrini, Aldo Mussetti, Nando Merighetti,
Dino e Cesare Zangani, Antonio Marchina, Luciano Catini, Piero Galli, Beppe
Filippini, Gianni Spranzi, Paolo Milani, Natale Gozio, Fausto Contessa, Giuliano
Alberti gente che ha il Rezzato nel proprio dna ed è sempre pronta a gioire
delle imprese del club.
Sono
stati anni importanti, di sogni e di speranze riposti anche nella promozione in
serie C che abbiamo continuato a coltivare nonostante la realtà ci dicesse che
poi avremmo dovuto fare i conti con uno stadio non omologabile per la nuova
eventuale categoria, se non con sforzi economici giganteschi. Abbiamo
continuato a sognare anche quando attorno a noi non c'erano altri disposti a
condividere il nostro sogno… la nostra “follia”.
Mi
sono chiesto dove davvero potessimo arrivare, cercando di non sognare troppo,
cercando di restare con i piedi ancorati
a terra consapevole della fantastica cavalcata che in questi anni abbiamo
compiuto.
Senza
sogni non avremmo fatto tutto questo. Almeno per me, i sogni sono
irrinunciabili come l’aria.
Questo
mio atteggiamento verso la vita non mi impedisce tuttavia di prendere atto che
le cose evolvono. Avevo ottenuto il massimo, rispetto a quanto potessi dare, e diventava giusto fermarsi: gli obiettivi
avevano raggiunto l'apice e si era chiuso un ciclo.
Guardando
indietro, resto travolto dagli affetti e dai sentimenti perché dieci anni sono
un pezzo importante di vita. Dieci anni intensi, impegnativi, in certi momenti
estremamente difficili, ma sempre carichi di emozioni e gratificazioni.
Credo
di avere in questi ultimi due anni cercato
di creare le condizioni affinchè il Rezzato calcio potesse avere un ulteriore
ciclo, un nuovo progetto. Ho pensato ad aggregazioni, fusioni, progetti innovativi,
ma il tempo e le energie impiegate non hanno consentito di ottenere risultati
concreti. Su questo fronte ho investito molto del mio tempo ad ascoltare una
serie infinita di improbabili soggetti interessati in apparenza a rilevare il
club. Soggetti rivelatisi costantemente millantatori in una finta logica di
continuità.
Ecco
perché sono più che mai convinto che il cerchio vada chiuso.
Ora,
come in una staffetta, è giusto fare un passo di lato e passare il testimone a
chi vorrà con serietà ripartire con
nuove idee, con nuovi progetti, con rinnovato entusiasmo e con una nuova
società sportiva. La Comunità Rezzatese lo merita ed io, amici e sostenitori, saremo
i primi supporter di coloro che vorranno mettere in marcia il futuro convoglio
Rezzato Calcio per un percorso che possa
essere foriero di nuove gioie, emozioni e nuovi sogni.
Abbraccio
tutti con profondo affetto.
Sandro
Musso